Uno zoo? No, meglio una fattoria – Rivista Consumatori
La famiglia allargata di Marco Mazzoli e Stefania Pittaluga tra impegni per gli animali e l’ambiente e la popolarità in radio e tv
Abbiamo incontrato la famiglia Mazzoli che è così composta: Marco, Stefania Pittaluga, i cani Zak e Camilla, i gatti Lucky e Maggy. Sono riconoscente a Marco e Stefania perché da molti anni mettono al servizio dell’impegno animalista e ambientalista la loro popolarità, pur avendo un lavoro che assorbe entrambi completamente.
Ammiro anche quello che oggigiorno è una rarità, il senso di responsabilità verso l’ambiente e le creature che lo abitano. «Facciamo quello che possiamo» spiegano. «In particolare siamo molto preoccupati dal consumo della plastica che negli Stati Uniti è fuori controllo. A Miami, dove viviamo, la situazione è aggravata dal fatto che, essendo una città circondata dall’acqua, tutti i rifiuti prima o poi finiscono in mare che ce li restituisce con gli interessi. Ci sono coste apparentemente curatissime ma poi le scogliere sono ricoperte di sporcizia. Da oltre cinque anni, con associazioni no profit, andiamo a raccogliere la plastica e ogni tipo di rifiuto sulle spiagge. Troviamo veramente di tutto e non ci siamo ancora abituati alla mancanza di senso di civiltà che ci circonda».
Qual è stata la molla che vi ha spinto a dedicare così tante energie a questi temi?
«Nulla in particolare – spiega Marco –. Credo che sia una questione culturale. Sono cresciuto in una famiglia che amava gli animali: mio padre aveva i cavalli, mia madre accudiva cani, gatti e conigli». «Lo stesso per me – aggiunge Stefania –. «A casa abbiamo avuto tantissimi animaletti, oltre a cani e gatti. Papere, criceti, pesci, uccellini. Come dice Marco, siamo cresciuti nel rispetto verso la natura. Per quel che riguarda la plastica, invece, c’è stato un momento preciso. È stato durante il Covid quando, avendo più tempo a disposizione, ci siamo guardati intorno con occhi meno frettolosi. In quei momenti ci siamo resi conto della gravità del problema e ci siamo chiesti che cosa avremmo potuto fare concretamente».
La vostra famiglia, al momento, include anche due cani e due gatti.
«Hai detto bene, al momento – specifica Marco –. Stefania ha la tendenza ad accogliere i bisognosi che incrocia per la sua strada, senza contare quelli di cui ci prendiamo cura a distanza». «Non senza la tua approvazione, però – specifica Stefania –. Lucky, uno dei gatti, l’ho trovato per strada vicino a un centro commerciale. Il furbetto mi si è attaccato alla gamba e a quel punto non sapevo che fare. Ho chiamato Marco, che mi ha dato la risposta che avrei voluto sentire: “Portalo a casa”. Lo abbiamo messo in garage e portato dal veterinario. Bisogna dire che in America funziona molto bene il controllo delle nascite dei randagi. Tutti quelli vaganti vengono sterilizzati e rimessi sul territorio. Viene tagliato un pezzettino di orecchio per rendere riconoscibile l’intervento. Infatti, quello che poi sarebbe diventato ufficialmente il nostro gatto era già stato sterilizzato». Non si può dire lo stesso in Italia dove la piaga del randagismo, sia di cani sia di gatti, è un vero problema. A questo proposito i Mazzoli, da qualche anno, collaborano anche con Apa Action Project Animal, un’associazione presieduta da Davide Acito che, oltre a occuparsi di far conoscere la triste usanza di consumare carne di cane e gatto nei Paesi asiatici, si sta impegnando anche per contrastare il randagismo nel Sud Italia e nelle piccole isole, grazie anche a un contributo di Alimenta l’Amore.
A proposito di cani e gatti torniamo ai vostri altri inquilini.
«Zak è stato preso al canile quando aveva tre mesi e mezzo – racconta Stefania. – «Mentre Camilla, con noi da un annetto, era stata buttata dentro un sacco nella spazzatura. Per tutta la vita il suo compito è stato quello di fare cuccioli, venduti a 2 mila dollari l’uno. Quando poi non serviva più è stata, nel senso letterale del termine, trattata come un rifiuto. Maggy, invece, ci è stata data da una coppia di amici, lei nativa americana e lui italiano, che l’hanno trovata piccolina che vagava dentro la riserva dove vivono. Non sapendo proprio dove metterla l’hanno portata da noi». Marco non ha certo bisogno di popolarità, dato che Lo Zoo di 105, da lui ideato e condotto, è il programma radiofonico più ascoltato di sempre con 4 milioni di radioascoltatori a puntata, ma la partecipazione all’”Isola dei Famosi” lo ha decisamente consacrato come personaggio del momento. E ha pure vinto!
Molti tuoi fan sono rimasti sorpresi da questa scelta.
«Sono stato praticamente costretto ad andare – spiega Marco –. È stato quasi per una scommessa ed ero convinto che sarei potuto uscire quando volevo. Invece, dopo le prime cinque settimane in cui ho provato a scappare e dopo il ritiro di Paolo Noise per questioni di salute, sono rimasto incastrato dentro. Col senno di poi posso dire che è stata un’esperienza interessante, ma che non rifarei per nulla al mondo. È stata difficile da sopportare, il tempo non passava mai, era tutto dilatato. Un minuto diventava lungo come un’ora. Quello che si vede è tutto vero, siamo stati oltre due mesi praticamente senza mangiare. Cucinavamo e ci lavavamo con l’acqua salata, indossavamo sempre gli stessi vestiti. Senza uno specchio, non sai che aspetto hai». «Marco ha deciso di devolvere parte della vincita a varie associazioni – conclude Stefania –. Il nostro desiderio è quello di continuare a fare del nostro meglio per l’ambiente ed essere un buon esempio per le persone che ci seguono. Ci piacerebbe anche avere una fattoria che ospiti tanti animali bisognosi, chissà…».
La famiglia Mazzoli: un esempio di amore e di famiglia allargata
Articolo di Silvia Amodio pubblicato sulla rivista Consumatori – edizione Lombardia di settembre 2023.