Stop alle sevizie sugli orsi – Rivista Consumatori
In alcuni Paesi asiatici è diffusa una pratica crudele per estrarre la bile utilizzata nella medicina tradizionale.
Esiste una pratica in Cina e in Vietnam, per fortuna abolita in Corea nel 1992, che consiste nell’estrarre la bile dalla cistifellea degli orsi intrappolati in gabbie di ferro, tanto piccole da non permettere loro il benché minimo movimento.
Quando sono arrivate in Italia, agli inizi degli anni Novanta, le prime testimonianze di queste torture, il livello di crudeltà era tale da far pensare che si trattasse di una macabra invenzione. Purtroppo, però, il fenomeno non solo è reale, ma anche molto diffuso.
Daniela Bellon, responsabile di Animals Asia Foundation-Milano, ci racconta che «in passato gli orsi dal collare (Ursus thibetanus), noti anche come orsi della luna, per via della caratteristica macchia sul petto, venivano cacciati e uccisi nel loro ambiente naturale. Negli anni Ottanta il Cites, (la Convenzione di Washington che regola il commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione) ha deciso di includere questo orso nella lista degli animali a rischio. Siccome la bile di questi animali è un rimedio della medicina tradizionale piuttosto comune, la restrizione ha avuto il nefasto effetto di diffondere le fattorie della bile, luoghi dove gli animali vengono imprigionati a vita, anche per 15-20-30 anni e «munti», due volte al giorno, attraverso un catetere inserito direttamente nella cistifellea, per estrarre la sostanza. Una pratica molto invasiva e dolorosa».
All’inizio del 1990 Jill Robinson, un’attivista inglese è venuta a conoscenza delle fabbriche della bile e da quel momento ha dedicato tutta la sua vita agli orsi vittime di questo mercato. Esattamente vent’anni fa ha costituito Animals Asia Foundation, che da allora si batte per chiudere queste strutture e per promuovere la compassione verso tutti gli animali, in Cina e in Vietnam. Negli ultimi anni si registra una maggior sensibilità anche da parte della popolazione locale, il governo vietnamita nel 2017 ha firmato un decreto che prevede la chiusura definitiva delle fabbriche della bile, mentre il governo cinese ha dichiarato che non ne verranno più aperte e che quelle esistenti verranno nel tempo smantellate.
Grazie ad Animals Asia ne sono state chiuse in questi anni centinaia, tuttavia, oltre 10.000 orsi vivono ancora questo incubo. Campagne di sensibilizzazione e un dialogo con le autorità governative e con chi opera in questo settore sono aspetti importanti per andare nella giusta direzione.
«In questi anni Animals Asia ha costruito due riserve naturali, una in Cina e l’altra in Vietnam, dove gli orsi vengono liberati, curati e riabilitati. Si tratta di un processo lungo, complesso e costoso» spiega Daniela. «Gli esemplari che siamo riusciti a riscattare sono denutriti, disidratati e soffrono di molte patologie. Sviluppano spesso tumori maligni e setticemia che conducono lentamente alla morte. Purtroppo, alcuni orsi erano troppo malati per sopravvivere, ma siamo riusciti a salvarne diverse centinaia. Come Jasper, che dopo essere stato immobilizzato per 15 anni, è stato portato nel nostro centro in Cina dove ha vissuto per altri 15. Aveva un buonissimo carattere, nonostante le atroci sofferenze che aveva subito. Andava d’accordo con tutti e si faceva sempre avanti per sanare le tensioni tra gli orsi più giovani ed era, per tutti noi, un esempio da seguire. Quando è morto, nel 2016, è stata una grave perdita per la comunità degli orsi e per noi operatori.»
L’Unione europea ne ha vietato l’importazione, ma la bile riesce comunque ad arrivare illegalmente in Europa. Oggigiorno esistono prodotti di sintesi ed erboristici che possono sostituire questa sostanza nella preparazione dei prodotti, è quindi un dovere di tutti prendere le distanze da una tradizione eticamente e moralmente inaccettabile.
Per chi volesse saperne di più www.animalsasia.org
Articolo di Silvia Amodio pubblicato sulla rivista Consumatori – edizione Lombardia di dicembre 2018.