Chiesa e animali – Rivista Consumatori
La posizione della Chiesa nei confronti degli animali sta cambiando: sono creature di Dio ed è nostra responsabilità prendercene cura.
La posizione della Chiesa nei confronti degli animali è un tema molto dibattuto, complesso e spesso controverso. Abbiamo cercato di sviluppare questo argomento insieme a monsignor Antonio Interguglielmi, sacerdote della diocesi di Roma, laureato in Giurisprudenza con un dottorato in Diritto canonico. Nella Sacra Scrittura troviamo scritto che all’uomo e alla donna il Creatore ha affidato il compito di «custodire e coltivare» l’universo e quanto contiene, spiega don Interguglielmi. Molto spesso abbiamo considerato il rapporto con gli animali solo come sfruttamento e dominio, dimenticando quanto invece sia prevalente il compito di custodia e collaborazione tra l’uomo e qualsiasi altro essere vivente. Finalmente nel nuovo catechismo della Chiesa cattolica troviamo affermato che «gli animali sono creature di Dio» (n. 2416).
Quindi anche nel pensiero della Chiesa si sta sviluppando il concetto che l’animale non è un oggetto da usare, ma un essere vivente da rispettare e amare?
Tradizionalmente si è sempre puntualizzato l’aspetto della mancanza del libero arbitrio negli animali, che li pone a un livello inferiore all’uomo. Ma si tratta di un concetto non ancora ben sviluppato e approfondito, soprattutto nel dialogo con l’etologia, una scienza che possiamo ritenere ancora giovane, poiché non si può generalizzare un concetto così centrale per specie profondamente diverse. Del resto, vi è un aspetto fondamentale che impone il rispetto per tutti gli animali, a prescindere dal loro sviluppo evolutivo. La fede in Dio creatore di tutti gli esseri viventi è presente nella Sacra Scrittura fin dal libro della Genesi: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari: gli uccelli poi si moltiplichino sulla terra» (Genesi 1,22).
Si tratta di un pensiero che porta dunque a rispettare e amare la creazione e tutte le creature in quanto opera voluta da Dio.
San Francesco, sempre citato per questo aspetto, lo dimostra con il Cantico delle creature. Ma lo troviamo anche in tante altre tradizioni della nostra fede, come quella della benedizione degli animali per la festa di sant’Antonio Abate del 17 gennaio, che si è via via trasformata da benedizione degli animali da fattoria, quindi in fondo a uso dell’uomo, a benedizione degli animali compagni dell’uomo, primi tra tutti cani e gatti.
Considerata la sua preparazione giuridica, che cosa pensa di questo tema?
Parallelamente allo sviluppo di una sensibilità comune, anche a livello giuridico si stanno facendo dei passi avanti, infatti nel 2003 si è arrivati in Italia ad approvare la proposta di legge che introduceva nel Codice penale un nuovo titolo riguardante i delitti contro gli animali, diventata poi legge l’anno successivo. Sarebbe forse necessario in questo senso un maggiore coraggio da parte del Magistero per condannare apertamente alcuni comportamenti che si rivelano contrari all’amore verso le creature di Dio. Basti pensare alla caccia per divertimento, all’abbandono, alla crudeltà verso gli animali, all’industria delle pellicce, alla sperimentazione che fa soffrire inutilmente gli animali.
Che posizione ha secondo lei papa Francesco?
Negli ultimi anni la Chiesa, soprattutto con l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, ha speso bellissime parole in difesa della natura quale compito e responsabilità dell’uomo in generale, e in particolare del cristiano. Meno approfondita, invece, è la questione del rispetto di tutti gli animali come valore morale del cristianesimo, con affermazioni talvolta anche contraddittorie tra di loro. Per esempio, se nel Catechismo troviamo già questa affermazione: «È contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita» (n. 2418), si precisa però, allo stesso numero 2418, come «si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone», sminuendo un po’ la forza del primo concetto. Penso che, alla luce di quanto scritto nelle Sacre Scritture e di quanto la Natura ci stia dando forti segnali di sofferenza, questi argomenti debbano essere centrali in un dibattito interdisciplinare. Il rispetto di tutte le forme di vita, animali e vegetali, deve essere sviluppato e approfondito adeguatamente nell’elaborazione teologica e magisteriale, perché assuma sempre più la connotazione di un concetto di ordine morale e spirituale.
Articolo di Silvia Amodio pubblicato sulla rivista Consumatori – edizione Lombardia di gennaio – febbraio 2020.