Cattivo io? – Rivista Consumatori

I veterinari Carlo Ciceroni e Roberto Marchesini spiegano perché alcune razze di cani non sono adatte a tutti i padroni e quali provvedimenti per la sicurezza pubblica andrebbero presi

Non esistono cani cattivi, ma cattivi padroni.» È un’affermazione che tra le polemiche accompagna spesso gli episodi di cronaca che riportano aggressioni di cani verso le persone, talvolta con esiti fatali. Carri Westgarth e John Tulloch, esperti in interazione fra uomo e animale dell’Università di Liverpool, hanno condotto una ricerca, riportata sulla rivista «The Conversation», analizzando i dati di vari pronto soccorso. Ne è emerso che negli ultimi vent’anni le aggressioni sono notevolmente aumentate. Un dato confermato anche in Italia da un altro studio condotto dal veterinario comportamentalista Carlo Ciceroni, consulente tecnico di ufficio per il tribunale di Firenze. Dal 2015 a oggi gli attacchi verso l’uomo e altri cani sono passati da 250 a 750 all’anno.
È senza dubbio un tema molto complesso da un punto di vista culturale, etico e normativo. Uno dei punti di discussione riguarda le razze e i mix di razze. Recentemente si sono molto diffusi alcuni cani come pitbull, molossoidi e simili.
Sono animali straordinari per la loro intelligenza e attaccamento alla famiglia, ma sicuramente non per tutti, come ripetono spesso gli educatori cinofili e gli addetti ai lavori.
«Tutti i cani possono mordere» specifica Ciceroni, «ma alcune razze balzano alle cronache perché il danno causato da un pitbull, per esempio, razza originariamente selezionata per i combattimenti, non è paragonabile a quello di un barboncino.
Rispetto a un cane “comune” il suo morso ha una pressione circa cinque volte più potente. Le aggressioni avvengono prevalentemente in ambito domestico o nelle sue immediate vicinanze, nel fine settimana dei mesi da maggio a settembre, solitamente nel pomeriggio. I cani coinvolti hanno una carta d’identità abbastanza precisa: sono generalmente maschi di circa tre anni di età, mentre i bambini che vengono morsicati sono di sesso maschile e l’episodio si verifica quando stavano giocando con il cane, o lo stavano svegliando o tentando di colpirlo anche per scherzo.»
«Dice bene il collega» aggiunge Roberto Marchesini, veterinario, etologo e filosofo. «Gli animali coinvolti hanno caratteristiche comuni. Sarebbe importante partire dalla prevenzione: è noto che la selezione delle razze era finalizzata a svolgere determinati compiti, non tutti erano destinati a diventare animali da compagnia. Ma oggigiorno i cani vengono spesso trattati come bambini da viziare che, in alcuni casi, fa rima con maltrattare. Viene negata loro la possibilità di esprimere i propri bisogni, correre, socializzare, annusare, perlustrare. Questa inattività comporta ansia, naturalmente anche ai meticci, ma per alcuni tipi di cane, è una bomba a orologeria pronta a esplodere da un momento all’altro.»
Se un cane aggredisce, quasi sempre è a causa di una gestione sbagliata da parte del padrone.
Non vale l’equazione molosso-cane problematico, perché, se ne viene compresa e rispettata la loro natura, possono essere ottimi animali da compagnia.
«Esatto» aggiunge Marchesini «diventano problematici se finiscono nelle mani sbagliate. C’è un grande bisogno di conoscenza. Si dovrebbe pensare a un percorso di formazione per tutti coloro che vogliano cimentarsi con determinati cani.
Poiché si tratta di soggetti con un basso livello di docilità, è necessario che il proprietario abbia una maggiore capacità di gestione del cane in casa, di controllo e custodia e di conduzione nei luoghi pubblici. Si deve essere consapevoli di chi si sta portando a casa. Dobbiamo conoscere le caratteristiche innate del nostro amico. Anche il fattore genetico è importante, perché le tendenze comportamentali sono ereditate dai genitori.
Accogliere un Rottweiler non è la stessa cosa che prendere un chihuahua. A volte gli adottanti sono persone amanti della razza, altre volte persone che vivono ai margini della società, dei bulli che scelgono un cane che possa incutere timore.»
«Per questa ragione è importante cercare di prevenire il problema» spiega il dottor Ciceroni.
«Quello che il veterinario della Asl deve fare una volta valutato il contesto potenzialmente critico, è chiedere, attraverso un’ordinanza sindacale, l’obbligo, quando si porta fuori il cane, di usare museruola, guinzaglio e fare un’assicurazione che copra eventuali danni. La polizia poi verifica se il proprietario ha precedenti penali. Qualora li avesse, la legge gli nega la possibilità di tenerlo. In tal caso il cane può essere ceduto, mantenuto in pensione o deve fare un percorso riabilitativo.»
«Controlli che dovrebbero essere fatti a maggior ragione quando i cani sono due o di più» aggiunge Marchesini. «Molti incidenti mortali sono avvenuti in presenza di più esemplari, se non addirittura di piccoli branchi di tre o anche cinque animali, confinati in un giardino o in un appartamento. Se ci sono situazioni di potenziale pericolo, e questo significa pericolo pubblico, i cani vanno sequestrati senza timore.»
Si tratta di iniziative giuste; purtroppo, però, spesso questi animali finiscono in canile e la legge non vieta a chi li ha ceduti di prenderne altri.
Un argomento complesso, come dicevamo, sul quale vale la pena ritornare.

Articolo di Silvia Amodio pubblicato sulla rivista Consumatori – Edizione Lombardia di giugno-luglio 2024.

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