Valanghe e piste da sci: l’impatto sulla biodiversità delle Alpi
Hai mai pensato a come certi fenomeni naturali – o le attività dell’uomo – possano influenzare la vita degli animali che popolano le montagne? Un recente studio pubblicato sulla rivista IBIS e condotto nel cuore delle Alpi italiane ci racconta proprio questo: valanghe e piste da sci non sono solo elementi tipici del paesaggio alpino, ma hanno un impatto diretto sulla biodiversità.
Un recente studio sulla fauna ornitica alpina realizzato durante le primavere del 2021 e 2022 da Dayron Lopez, sotto la supervisione del Dott. Riccardo Alba e del Prof. Dan Chamberlain dell’Università di Torino, con la collaborazione di Domenico Rosselli, ha analizzato ben 440 siti tra tracciati di valanga e piste da sci. I risultati sono sorprendenti: le zone interessate dalle valanghe ospitano comunità di uccelli più ricche e diversificate rispetto a quelle vicine non colpite. Questo perché le valanghe, pur essendo eventi distruttivi, modificano la morfologia del terreno e creano spazi aperti dove crescono arbusti e piante apprezzati da numerose specie di uccelli.
L’espansione del turismo e la costruzione di nuove piste da sci, invece, hanno un impatto più negativo sulla fauna selvatica. La perdita e la frammentazione degli habitat, unite al disturbo diretto da parte dell’uomo, hanno reso più difficile la sopravvivenza di molte specie, non solo di uccelli.
Come sottolinea Francesca Roseo in un articolo pubblicato su ildolomiti.it, anche i mammiferi risentono fortemente della presenza delle infrastrutture sciistiche, che spezzano la continuità del loro habitat naturale, ostacolando gli spostamenti e riducendo le possibilità di dispersione. Pensiamo ad esempio al quercino: un minuscolo roditore della famiglia dei Gliridi, che vive tra le foreste montane. Per lui attraversare una pista da sci può rappresentare un pericolo insormontabile. Lo spazio aperto, privo di vegetazione, lo espone ai predatori e all’assenza di copertura. Il rischio percepito è spesso così elevato da impedirgli perfino di tentare l’attraversamento.
Certo, le piste da sci non possono replicare pienamente la complessità e la ricchezza ecologica dei tracciati creati dalle valanghe. Ma in un contesto in cui il cambiamento climatico potrebbe ridurre la frequenza di questi eventi naturali, a causa dell’aumento delle temperature, le piste da sci – se ben progettate – potrebbero aiutare a mantenere il giusto equilibrio tra foresta e aree aperte.
Anche i singoli escursionisti e appassionati di sport invernali possono fare la loro parte per proteggere la fauna alpina. Alcune semplici raccomandazioni – come quelle indicate dal Parco Nazionale dello Stelvio – sono fondamentali:
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restare sui sentieri segnalati, privilegiando le aree aperte e mantenendosi lontani dai margini del bosco;
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evitare di seguire o avvicinarsi agli animali selvatici, anche solo per curiosità;
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muoversi in gruppi piccoli, con passo lento e silenzioso, evitando le ore del crepuscolo e della notte;
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tenere i cani sempre al guinzaglio;
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non avventurarsi in zone rocciose libere da neve o in aree sensibili, come quelle di riproduzione, nidificazione o svernamento;
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informarsi attraverso fonti affidabili e leggere con attenzione la segnaletica presente lungo i percorsi.
La bellezza della montagna è anche quella della vita che la abita. Proteggerla significa poter continuare a goderne, oggi e domani.