I Fortunelli arrivano all’ICAM per regalare nuovi sorrisi
La scorsa settimana i nostri Fortunelli hanno fatto tappa anche all’ICAM, l’Istituto di custodia attenuata per detenute madri.
I nostri morbidi peluche serviranno a rallegrare le giornate dei bambini che, fino all’età di 6 anni, vivono in compagnia delle loro mamme in un ambiente protetto, che non ha l’aspetto di un carcere. Insieme ad Alfonso, il cane saggio, Nella, la gallina avventurosa, Aristide, il riccio assonnato, Vladimiro, il pipistrello albino, e Amelia, la gattina coccolosa, i bimbi hanno ricevuto anche i libricini che raccontano le storie dei cinque personaggi, che insegnano il valore dell’amicizia, il rispetto dell’ambiente, il confronto con il diverso e l’importanza di prendersi cura degli altri.
La consegna dei Fortunelli è avvenuta alla presenza di Susanna Conte, una delle anime di Stanze sospese, il progetto interdisciplinare realizzato proprio per l’Icam.
“L’idea è nata dagli architetti Giovanna Giannattasio e Daniele Fiori – racconta – che hanno lo studio proprio di fronte al Carcere di San Vittore, all’interno del quale il direttore stava pensando di riorganizzare gli arredi. I detenuti passano questo tempo in corridoio, uno spazio privo di arredi. Su indicazione di Giacinto Siciliano, direttore del carcere di San Vittore, abbiamo lavorato per cercare di rendere questo luogo meno triste e vuoto.
Abbiamo coinvolto Franco Raggi, noto designer a livello internazionale, che è diventato il nostro tutor, mentre alla Domus Academy abbiamo individuato 5 giovani designer volontari con i quali sviluppare il progetto, che è stato poi realizzato in collaborazione con il Polo formativo Legnoarredo e la Fondazione Sacra Famiglia.
La Fondazione Umanamente di Allianz ha dato il supporto economico che ha reso possibile il progetto, durato circa un anno.
Per le mamme dell’Icam e per i loro bambini, abbiamo creato la seggiola Cresci con me, studiata per accompagnare i piccoli nei primi anni di vita ed essere utilizzabile per un lungo periodo, e lo Sgabello cantastorie, che contiene al suo interno delle tessere dove sono rappresentate alcune figure. Queste figure possono essere allineate per raccontare ai bambini una favola, ogni volta diversa. Uno strumento che supera le barriere etniche, linguistiche e i limiti dell’alfabetizzazione: molte donne, infatti, non sanno leggere né scrivere. Inoltre rafforza il rapporto tra madre e figlio e rappresenta una valida alternativa alla televisione”.